San Vicinio




Origini
La ricerca storica su San Vicinio si ferma ad un manoscritto anonimo del XII secolo, conservato alla biblioteca Gambalunga di Rimini, denominato “Lectionarium”, pubblicato con traduzione italiana a fronte, a cura del capitolo della cattedrale di Sarsina. Questo codice è quasi sicuramente la trascrizione di precedenti note scritte sulla vita di san Vicinio, databile almeno un secolo precedente. Da questo possiamo dedurre che almeno mille anni fa erano già molto vivi la devozione ed il culto alimentati da una tradizione orale ben solida ancora sette secoli dopo la morte del santo
Da questo manoscritto apprendiamo che Vicinio si ritiene venuto dalla Liguria, da lontano quindi, secondo la più invalsa tradizione del tempo che faceva risalire i santi patroni a luoghi lontani. Potrebbe essere anche originario di queste contrade della mediovalle del Savio. Sulla scia della più consolidata tradizione lo diciamo proveniente dalla Liguria nel periodo a cavallo fra il terzo ed il quarto secolo, nell’imminenza della persecuzione di Diocleziano e Massimiano, databile dal 303 al 313. Sempre sulla scia della tradizione, lo diciamo anche protovescovo di Sarsina, pur non trascurando l’opinione di coloro che vogliono l’origine della Chiesa sarsinate legata al ravennate S. Apollinare o ai suoi discepoli nel I secolo. 

L'uomo
Il racconto evangelico del Giovane ricco e la scelta di uno stile di vita da penitente nella povertà ha sempre affascinato gli spiriti con l’inquietudine alla santità. Il fascino del deserto e della solitudine come luoghi privilegiati per un autentico incontro con Dio hanno caratterizzato la vita di tutti i santi. Anche Vicinio, spinto dall’amore della solitudine, si dedicò alla preghiera, alla meditazione e alla penitenza in luogo solitario che la tradizione identifica col Monte San Vicinio ubicato a circa sei chilometri a nord della città di Sarsina, in località Musella.

Il Vescovo
La vita santa di Vicinio fu di tale gradimento al Signore che lo scelse pastore della comunità cristiana insediata in Sarsina. La preghiera e la penitenza avevano certamente accresciuto lo zelo per la Casa del Signore e Vicinio si dedicò alla strutturazione del gregge divino diffondendo il Vangelo anche nelle zone più impervie della Diocesi, facendosi tutto a tutti per guadagnarne il maggior numero e consegnarlo al Signore che tanto amava e dal quale riceveva la forza e la Grazia per combattere e vincere il male, in se ed attorno a se.
La cronotassi dei vescovi sarsinati lo colloca primo vescovo della diocesi e afferma che fu guida di questa porzione di Chiesa fino al 28 Agosto 330, giorno della sua nascita al cielo.

Il Santo
Penitenza e preghiera, evangelizzazione e conduzione del popolo di Dio, sono i cardini a cui San Vicinio aveva incatenato la sua vita e sono pure la strada maestra da lui scelta per realizzare la sua personale chiamata alla Santità. E fin da quando era ancora in vita, santo era già considerato dal popolo che ricorreva a lui per trovare la pace e la serenità dello spirito nella lotta che ciascun essere umano è chiamato a condurre nella vita quotidiana.
Ogni santo incarna un particolare carisma, ossia un dono che Dio fa ad un uomo perché esprima un aspetto della sua potenza. San Vicinio esprime la potenza di Dio nella lotta contro le potenze del male nella spirituale battaglia d’adesione al Vangelo che ogni persona conduce.
Il suo ingresso nella schiera dei beati con la morte alla vita terrena è da considerarsi avvenuto non prima del 330, dopo ventisette anni e tre mesi di ministero episcopale nel sarsinate. La celebrazione liturgica della sua Santità avviene ogni anno il 28 d’Agosto. E’ venerato quale patrono della città di Sarsina e compatrono della Diocesi di Cesena-Sarsina.

Il Taumaturgo
Anche prima della morte, l’intercessione di San Vicinio si rivelò potente in favore di coloro che portavano infermità nel corpo e nello spirito. In tanti ricorrevano e ricorrono a lui quando si manifestano malanni nel corpo, anche molto gravi, ma soprattutto quando si manifestano problemi esistenziali e spirituali. Soprattutto nella forte tentazione, nella vessazione e nella possessione - tutte forme d’intervento demoniaco, con il chiaro intento di allontanare dal Signore l’uomo in genere ed il fedele in particolare - è frequente il ricorso all’intercessione di San Vicinio. Anche nel caso d’ansie, fatiche, dolori e turbamenti, molto frequenti nella frenetica vita moderna, il ricorso alla misericordia di Dio per l’intercessione di San Vicinio, frequentemente porta al cuore dell’uomo la pace e la serenità desiderate e tanto indispensabili per condurre dignitosamente la vita quotidiana
Le folle di pellegrini che accorrono alla basilica di San Vicinio per una benedizione o per una preghiera di liberazione, per ritornare in stato di grazia sacramentale in seguito ad una confessione trascurata da troppo tempo e ad una vita moralmente disastrata, o che si avvicinano al sacerdote in servizio al santuario per un consiglio o per riprendere la strada della conversione, sono il miracolo quotidiano che ancor oggi avviene per i meriti di San Vicinio e della Chiesa, senza tralasciare le situazioni di liberazione dal Maligno per mezzo dell’esorcismo.
Non è raro trovarsi di fronte a persone che desiderose di compiere il bene, sono costretti, loro malgrado, a compiere il male ed agire anche contro il loro stesso benessere fisico e morale. Diventa allora necessario pensare all’intervento di potenze angeliche maligne che lottano contro l’uomo. E’ una lotta impari, essendo essi di natura superiore a quell’umana. Il ricorso alla Grazia di Dio, per l’intercessione di San Vicinio, realizza ancor oggi il carisma del nostro santo, scelto da Dio per manifestare la sua vittoria contro il Maligno già avvenuta nella resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, Anche se il Maligno, mal digerendo la sconfitta, continua nel suo intento di allontanare l’uomo da Dio.
La descrizione, anche parziale, della casistica di possessione demoniaca, potrebbe suscitare curiosità e confermare la fede o l’incredulità di tanti. Non è questo che vogliamo. Piuttosto desideriamo rilevare come dietro al caso o alla manifestazione eccezionale, ci sia una persona che soffre e che si rivolge al Signore per trovare pace.
L’intercessione di san Vicinio, rivela tutta la sua efficacia nel favorire la conversione del cuore e la liberazione dal male. Quando una persona pregando san Vicinio, si rivolge al sacerdote dicendo: "Padre, finora non mi sono molto occupato di Dio. Vorrei recuperare, mi consigli la strada da seguire..” Anche questa è liberazione dal demone maligno della incredulità. Non desta scalpore, non incuriosisce come invece incuriosiscono i cambiamenti di voce, il parlar lingue mai apprese, il gesticolare con forza sovrumana o il perdere i sensi e via dicendo, ma il lavoro più remunerativo per il Maligno è il lavoro d’intelligenza, oserei dire discreta e sopraffina, allontanare l’uomo da Dio senza che se ne renda conto e fornendo giustificazioni razionali e ragionevoli per tale allontanamento.

Florilegio tradizionale
Si narra che l’elezione a Vescovo avvenne per chiamata visibile da parte di Dio. Mentre Presbiterio (che si tratti di persona o del nome collettivo dei sacerdoti di una diocesi ?) e popolo riuniti, pregavano per la scelta di un nuovo pastore, nel cielo sul monte dove Vicinio pregava apparve un’infula episcopale sorretta da angeli. Presbiterio e popolo accorrono sul luogo e acclamano Vicinio vescovo della città. (Scena rappresentata in un dipinto nella cappella del santo.)
Si narra, inoltre, che un giorno, mentre il santo vescovo si recava nel silenzio della montagna per pregare, una quercia devota e riverente piegò i suoi rami fino a terra, inchinandosi alla santità.
Sempre secondo la tradizione, dopo la morte le spoglie del santo furono portate a Sarsina su di un carro trainato da due giovenchi mai aggiogati prima di quel giorno. Considerando il trasporto un grande privilegio loro toccato, i due giovenchi andarono immediatamente a morire in un campo lungo il fiume. Esiste ancor oggi, lungo il fiume, una località chiamata “campogiovenco”.

Miracoli
Leggiamo nel Lectionarium:
- di un indemoniato trascinato in vari santuari nel tentativo di riuscire nell’intento di liberarlo dai lacci del Demonio. Finche in Arezzo, sulla tomba del martire Donato, il Demonio stesso diede l’indicazione utile: "A nessuno dei Martiri o dei Confessori della fede mi sento obbligato a cedere, se non a San Vicinio vescovo di Sarsina, che anche da vivo si oppose sempre a me ed ai miei soci”. Finche condotto, non senza gravi difficoltà, alla tomba di San Vicinio dal Signore fu liberato dal dominio del demonio nel mentre che i sacerdoti celebravano la Messa;
- di un nobile di Reggio che angariava un suo diacono, sottraendogli il necessario per vivere. Questi, non volendo ripagare con le stesse armi ricorse all’aiuto divino. Vagando di santuario in santuario giunse a Sarsina dopo diversi giorni di preghiere. Mosse a pietà il santo che si adoperò con cortesia e fermezza a convincere il nobile a restituire al suo diacono il mulino e gli altri averi;
- di un mendicante che attribuendo alla catena di san Vicinio un alto valore venale penso ben di rubarla e darsi poi alla fuga. Giunse al vicino fiume Savio e tentando di allontanarsi il più possibile, in realtà passo la notte a correre a vuoto per ritrovarsi al mattino nello stesso punto del fiume. Colto da timore e da rimorso, malconcio e ferito gettò la catena in un gorgo del fiume ove fu ritrovata tre giorni dopo galleggiante vicino alla riva;
- del prete Pertaro che ingiustamente  accusato da suoi nemici, venne dal Vescovo Benno imprigionato e legato con la stessa catena di San Vicinio, si sentiva soffocare ed impedire in ogni movimento. Chiese allora di poter pregare sulla tomba di San Vicinio. Dopo venti giorni di prigionia, fu condotto alla tomba del santo ove sosto in preghiera il tempo che gli fu concesso. Quando lo sollevarono per trascinarlo di nuovo in prigione, la catena si slegò e cadde a terra. Il Signore, per l’intercessione di San Vicinio aveva ristabilito la verità e la giustizia, indicando che Pertaro doveva essere libero


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